Laicamente energetico
Pubblicato da Cappellaio | Etichette: energia, internazionale, nostraneità, politica, società, tecnologia | Posted On sabato 22 maggio 2010 at 13:05
Settimana scorsa ho firmato, tra le altre cose, per il referendum sul nucleare promosso dall'IdV. Per dire No alla scelta del governo di consegnare il nuovo paradigma energetico dell'Italia all'atomo. Le questioni che porto a surrogato della mia scelta sono semplici e non per cosiddetto "partito preso". In altre parole la mia riflessione non vuole essere un riflesso incondizionato dovuto all'appartenenza ad una certa area politica piuttosto che un'altra; la questione è infatti molto più ampia. Basti pensare che anche all'interno delle stesse fasce più ambientaliste ci sono posizioni diverse su alcune fonti rinnovabili come l'eolico ed il solare. C'è chi all'interno di essi dice che il solare andrebbe installato ma non nelle campagne, che l'eolico non andrebbe impiantato in siti dove potrebbero deturpare il paesaggio e così via.
Il modo giusto per approcciarsi alla vicenda è vedere in maniera laica, senza paraocchi, l'analisi costi benefici che ci sta alle spalle. I benefici riguarderebbero indubbiamente una diminuzione delle emissioni di gas serra e una minore dipendenza dai combustibili fossili. I costi sarebbero abbastanza noti, molto elevati. Il punto è che certe cifre non garantiscono una certa sostenibilità economica (una centrale ha un investimento iniziale che si ammortizza in quasi 40 anni, come insegnano i maestri svizzeri e le fonti di uranio sul pianeta hanno una vita utile di un secolo al massimo) e possono nascondere gravi amnesie per la sicurezza ecologica. Mi sembra molto minimo il rischio che eventualmente per l'Italia il nucleare civile si trasformi in possibilità di conversione in nucleare militare. Non ci voglio nemmeno pensare.
Ulteriore problema. Di natura strategica. Il ritorno del nucleare in Italia nasconde una forte dipendenza tecnologica dalla Francia, da cui abbiamo acquistato la tecnologia Eprz, il cosiddetto nucleare di terza generazione avanzata. Proprio noi che abbiamo avuto i maggiori cervelli per la costruzione di centrali basate sull'atomo, ora ci rimettiamo nelle mani dei partner francesi. Ulteriore smacco per i nucleofili italiani dopo il risultato del referendum del 1987. Non dimentichiamoci inoltre che in ogni caso anche l'Italia deve aderire agli standard imposti dal protocollo di Kyoto entro il 2020. E sicuramente non vi riuscirebbe ricorrendo al nucleare (che entrerebbe a regime solo dal 2030). Forse investendo nel breve su qualche fonte più certa e pulita? Idrogeno? Eolico? Biomasse? Solare? Per non saper nè leggere nè scrivere io punterei su queste fonti che pur avendo ancora basse efficienze energetiche garantiscono zero emissioni e una certa indipendenza da fonti fossili. Controindicazione: i costi. In senso assoluto. Ma non se consideriamo il raffronto con l'atomo, i cui costi fissi di "iniziazione" sarebbero elevatissimi.
Facendo la summa di tutte queste argomentazioni ribadisco il mio "No" convinto al nucleare di terza generazione. Esatto, è un "No" relativo. Perchè se si investisse sul nucleare di quarta generazione (che si dice possa essere pronto nel giro di 25 anni) sarei fortemente avallante. Ossia un tipo di fonte energetica che consentirebbe l'eliminazione dei sottoprodotti di reazione in favore della creazione di nuovi combustibili dalla stessa. Per cercare di rendere autosostenibile il processo e quindi di byepassare il problema dell'uranio in quanto risorsa scarsa. E per produrre in tal modo scorie radioattive in piccole quantità che diminuirebbero i tempi di vita da alcune migliaia d'anni a solo un centinaio.
Ogni tanto il cappello da persona seria va messo. Anche dal Cappellaio. Su certi discorsi si costruisce il nostro futuro.
Il modo giusto per approcciarsi alla vicenda è vedere in maniera laica, senza paraocchi, l'analisi costi benefici che ci sta alle spalle. I benefici riguarderebbero indubbiamente una diminuzione delle emissioni di gas serra e una minore dipendenza dai combustibili fossili. I costi sarebbero abbastanza noti, molto elevati. Il punto è che certe cifre non garantiscono una certa sostenibilità economica (una centrale ha un investimento iniziale che si ammortizza in quasi 40 anni, come insegnano i maestri svizzeri e le fonti di uranio sul pianeta hanno una vita utile di un secolo al massimo) e possono nascondere gravi amnesie per la sicurezza ecologica. Mi sembra molto minimo il rischio che eventualmente per l'Italia il nucleare civile si trasformi in possibilità di conversione in nucleare militare. Non ci voglio nemmeno pensare.
Ulteriore problema. Di natura strategica. Il ritorno del nucleare in Italia nasconde una forte dipendenza tecnologica dalla Francia, da cui abbiamo acquistato la tecnologia Eprz, il cosiddetto nucleare di terza generazione avanzata. Proprio noi che abbiamo avuto i maggiori cervelli per la costruzione di centrali basate sull'atomo, ora ci rimettiamo nelle mani dei partner francesi. Ulteriore smacco per i nucleofili italiani dopo il risultato del referendum del 1987. Non dimentichiamoci inoltre che in ogni caso anche l'Italia deve aderire agli standard imposti dal protocollo di Kyoto entro il 2020. E sicuramente non vi riuscirebbe ricorrendo al nucleare (che entrerebbe a regime solo dal 2030). Forse investendo nel breve su qualche fonte più certa e pulita? Idrogeno? Eolico? Biomasse? Solare? Per non saper nè leggere nè scrivere io punterei su queste fonti che pur avendo ancora basse efficienze energetiche garantiscono zero emissioni e una certa indipendenza da fonti fossili. Controindicazione: i costi. In senso assoluto. Ma non se consideriamo il raffronto con l'atomo, i cui costi fissi di "iniziazione" sarebbero elevatissimi.
Facendo la summa di tutte queste argomentazioni ribadisco il mio "No" convinto al nucleare di terza generazione. Esatto, è un "No" relativo. Perchè se si investisse sul nucleare di quarta generazione (che si dice possa essere pronto nel giro di 25 anni) sarei fortemente avallante. Ossia un tipo di fonte energetica che consentirebbe l'eliminazione dei sottoprodotti di reazione in favore della creazione di nuovi combustibili dalla stessa. Per cercare di rendere autosostenibile il processo e quindi di byepassare il problema dell'uranio in quanto risorsa scarsa. E per produrre in tal modo scorie radioattive in piccole quantità che diminuirebbero i tempi di vita da alcune migliaia d'anni a solo un centinaio.
Ogni tanto il cappello da persona seria va messo. Anche dal Cappellaio. Su certi discorsi si costruisce il nostro futuro.
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