Il filtro stoppato della censura
Pubblicato da Cappellaio | Etichette: democrazia, giustizia, politica | Posted On giovedì 17 dicembre 2009 at 08:41
L'ultima presa di posizione del Ministro degli Interni sulla censura di alcuni gruppi-siti web in seguito all'aggressione di domenica a Berlusconi è qualcosa di abbastanza istintivo e probabilmente irrazionale. Sia da un punto di vista "filosofico" che tecnico.
Infatti, essendo in una democrazia, fino a prova contraria, i singoli sul web sono liberi di aderire a social network con annessa iscrizione a gruppi senza per questo dover temere di essere oscurati. (chiaramente nel limite di non causare effetti illegali sconsiderati). Alla fine il web è proprio una manifestazione di libertà. Magari si riescono a dire certe cose e "far sapere come la si pensa su certi aspetti" senza per forza ricorrere a mass media più commerciali come la televisione. Dal punto di vista morale-costituzionale, se è vero che Maroni vorrebbe chiudere i gruppi nati per inneggiare a Tartaglia (che ha fatto un gesto da pazzo e come tale va trattato) perchè teme che possano innescare spirali di violenze, non vedo perchè mai non si è così tanto adoperato per chiudere tutti i gruppi pro-mafiosi o pro-Mussolini (che mi sembrano abbastanza incostituzionali) che circolano insistentemente su alcuni social network. Se si sceglie di non intervenire, come è assolutamente giusto che sia in un paese libero, allora lo si faccia a 360 gradi.
Punto 2, la questione tecnica. Come scrive oggi Antonio Dini su Il Sole 24 Ore, i magistrati titolati dal ministero dell'Interno per intervenire con filtri e rimozioni per bloccare l'azione di certi siti web, avrebbero le mani legate. Nel senso che non possono nè sequestrare pagine create al di fuori dell'Italia nè tantomeno convincere lo stato terzo ad intervenire. Nel senso che la tecnologia del filtraggio (che consiste nell'obbligare i fornitori di connessioni internet sul territorio nazionale a rendere invisibili gli indirizzi dei siti ritenuti pericolosi) si basa su un blocco di alcune tabelle simili in tutto a per tutto a veri e propri elenchi telefonici che può essere facilmente aggirato con la sostituzione delle suddette tabelle con altre open messe a esistono alcune realtà no-profit al di fuori dei confini nazionali. Ma chi glielo va a dire ai luogotenenti in Viminale?
Punto 2, la questione tecnica. Come scrive oggi Antonio Dini su Il Sole 24 Ore, i magistrati titolati dal ministero dell'Interno per intervenire con filtri e rimozioni per bloccare l'azione di certi siti web, avrebbero le mani legate. Nel senso che non possono nè sequestrare pagine create al di fuori dell'Italia nè tantomeno convincere lo stato terzo ad intervenire. Nel senso che la tecnologia del filtraggio (che consiste nell'obbligare i fornitori di connessioni internet sul territorio nazionale a rendere invisibili gli indirizzi dei siti ritenuti pericolosi) si basa su un blocco di alcune tabelle simili in tutto a per tutto a veri e propri elenchi telefonici che può essere facilmente aggirato con la sostituzione delle suddette tabelle con altre open messe a esistono alcune realtà no-profit al di fuori dei confini nazionali. Ma chi glielo va a dire ai luogotenenti in Viminale?
Oltre all'antidemocraticità della proposta, questo governo sta dimostrando in materia un ignoranza mostruosa.