Non dimenticarsi di nulla
Pubblicato da Cappellaio | Etichette: giornalismo, giustizia, politica | Posted On sabato 12 dicembre 2009 at 19:51
C'era una volta Piazza Fontana e c'era una volta una bomba che scoppiò proprio lì ormai 40 anni fa causando la morte di 16 persone ed il ferimento di altre 88. Erano gli anni del Terrore. Gli Anni delle lotte terroristiche, degli attentati a sfondo politico. Una guerra civile. Nel ricordare quella strage sarebbe utile che tutti facessero un passo indietro. Tutti, carta stampata in primis, pronta a lanciare fango sugli anarchici Pinelli e Valpreda che furono accusati di essere gli attentatori di quella mattina del 12 dicembre '69 a Milano. Tutti al rogo. Salvo poi emergere dalle indagini che costoro nulla c'entravano con la bomba. Che, come d'incanto, si scopre essere stata messa da altri (4 estremisti di destra saranno messi a giudizio ma poi assolti). Capita che anche la giustizia si sbagli. Che la carta stampata accusi a vuoto non è una novità. Il mistero si era tinto ancora più di giallo. Pinelli quando è in stato d'arresto viene messo sotto pressione, tra gli altri anche dal commissario Calabresi. Il quale però non è in stanza con lui, secondo l’inchiesta conclusa nel 1975 dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio, quando il ferroviere Pinelli se ne vola giù dalla finestra della questura a Milano, e muore. “Un chiaro indizio di colpevolezza” recitano i media dell’epoca. Lotta Continua (giornale-movimento che annovera tra le sue firme anche Paolo Liguori, per dire che non è tutt'oro quel che luccica) accusa Calabresi di averlo suicidato lui, Pinelli. E' così che il Commissario li querela, cadendo nell'attentato prima che si vada in giudizio, mentre l'inchiesta su Pinelli dirà che il ferroviere è morto per una sorta di "male attivo" che l'avrebbe fatto inciampare e cadere dalla finestra (cit. Giornalettismo). Per l'omicidio di Calabresi saranno condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Sono tante le riflessioni che vengono in mente. Inutile fare troppe supposizioni che comunque non potranno mai godere di prova assoluta. Erano comode certe persone, di un certo estremismo, anche alle alte sfere. Era comodo per diffondere certe idee nell'opinione pubblica. Pensa scriveva sull'Espresso:
La storia degli anni Settanta e Ottanta fu un'età di vergogna per la sinistra italiana. Non soltanto perché si sparava e si uccideva. Ma anche perché si mentiva. Si truccavano le carte. Si infangavano i pochi che raccontavano la verità. Si firmavano appelli che suonavano come condanne a morte.
Tutto vero. Ripugnante e orrendo vendicarsi su Calabresi, sul quale si aveva solo un sospetto che poi venne cancellato dal processo. Di Calabresi non ci dimentichiamo. Ma che nessuno ci chieda di dimenticarsi anche i 16 morti di Piazza Fontana. Tutti morti rimasti senza giustizia. Anche loro tutti innocenti, come quel ferroviere che di quella bomba è la diciassettesima vittima.
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