Mi inquieta un pò il poco coraggio che mostrano certi candidati governatori, soprattutto del centro-destra in materia di installazione di centrali nucleari nella loro regione. E' lapalissiano come il governo e tutti i suoi sostenitori investiranno moltissimo nell'uranio nei prossimi anni, sconvolgendo in questo modo l'esito del referendum indetto dopo il disastro in Bielorussia negli anni '80. Se credono veramente in questa risorsa, come dicono a parole, dovrebbero mostrare aperure nei confronti di centrali nucleari eventualmente in quella regione. Invece no. Formigoni dice che la Lombardia è autosufficiente, la Polverini si inventa il federalismo energetico del Lazio, Zaia dice sì al nucleare ma mai in Veneto, Palese dice assolutamente no (pur essendo la Puglia una delle candidate maggiori a nuove centrali), Cota è ancora reticente. Come a dire che a livello nazionale facciamole ste centrali, poi a livello decentrato nessuno le vuole. Ben 11 regioni sono ricorse alla Corte Costituzionale per violazione del governo delle loro competenze in materia di gestione energetica. Certo, sono le stesse attualmente governate dal centro-sinistra; ma l'ipocrisia delle dichiarazioni appena riportate mi fa pensare che ci sia una sola via d'uscita. Ri-indire un referendum. Prima che gli investimenti sul nucleare diventino insostenibili.
La logica delle cichiarazioni prudenti o addirittura contro nuove centrali nucleari in periodi pre-elettorali testimonia la paura che ha il governo nei confronti dell'opinione pubblica in materia. Quindi sa che, qualora venisse nuovamente indetto un referendum, la possibilità che si appoggi il piano governativo è assai bassa.
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