Il pupo e il principe

Pubblicato da Cappellaio | Etichette: , , , , | Posted On domenica 21 febbraio 2010 at 19:21

Capitolo Sanremo. Festival del grande rilancio della Clerici, dopo mesi di ricatti di mamma Rai e di contratti annullati per la sua ex-trasmissione di riferimento dell’ora di pranzo sul primo canale Rai. Le canzoni presentate al Festival sono state diverse e alcune di loro davvero di ottima fattura. A parte Povia, che mi è parso un po’ scontato e desideroso di cavalcare l’onda dello scandalo con le canzoni che ultimamente presenta al Festival (l’anno scorso sugli omosessuali e quest’anno sul caso Englaro, e forse l’anno prossimo sulla crisi e/o sulle olimpiadi a Vancouver chissà), ci sono state le buone sorprese di Malika Ayane e del vincitore di Sanremo. Per entrambi, soprattutto per la prima, una grandissima voce che ne fa un talento indiscusso. Per il secondo (ai posteri, Valerio Scanu) un ottima voce ma il peso di essere stato eliminato dalla giuria per essere stato poi riammesso dal televoto popolare. Un po’ come successo alla canzone di Pupo e di Emanuele Filiberto. Ora, dipende di cosa vogliamo discutere. E’ indubbio che, il fatto che il popolo abbia deciso le sorti di un Festival è un segno di encomiabile democrazia. Se invece la mettiamo sul lato della qualità è altrettanto indubbio che sono state bocciate le canzoni di maggior rilievo, vedi la bellissima canzone scritta dal cantante dei Baustelle per Irene Grandi e quella di Malika Ayane. E’ altrettanto vero che, forse e dico forse, lasciare le sorti di questa manifestazione ad un popolo che, ad esempio, sceglie di spendere soldi per votare al Grande Fratello o ad Amici, la dice lunga sul possibile esito finale. La simpatica colonna sonora di Cristicchi non meritava, invece, la mancata risposta affermativa di Carla Bruni come ospite alla rassegna ligure. La trovo un ottimo esempio della mentalità media italiana, dei vizi e dei capricci del belpaese. Al di là del fatto che lo stesso cantante l’abbia dedicata a Marco Travaglio, personaggio che rispetto ma non stimo e che soprattutto rientra in uno dei “vizi” di una certa parte di popolo di pseudo-sinistra italiano. Se Carla l’ha trovata offensiva se ne faccia una ragione. Si vede che ha ancora troppe ragnatele sul proprio muro che non vuole scrollarsi di dosso. Circa il giudizio sul secondo classificato a Sanremo, mi piacerebbe non esprimermi per protesta ma non posso esimermi dal farlo. A parte le decisamente poco spiccate qualità canore dell’erede sabaudo, a parte l’arroganza con cui il commissario tecnico della nazionale di calcio italiana ha spalleggiato il duo-trio improvvisato togliendo la parola alla presentatrice e contravvenendo al regolamento che prevedrebbe l’impossibilità di parlare per chi si accinge a cantare, a parte il fatto che la canzone era stata bocciata dalla giuria sanremese e ripescata solo successivamente. A parte tutto questo, più o meno tollerabile, c’è proprio una cosa che mi sta qua. Un ex Savoia che continua a citare l’Italia come proprio Paese (lui crede nella sua cultura e nella sua religione, sente battere più forte il cuore di un’Italia sola, etc.) nel pezzo ci permette di appellarci al legittimo impedimento; questo provvedimento ci porterà a parlare di “Nostro Paese” e non più di Italia. Perché dopo il successo de La Pupa e il secchione, dobbiamo subire il successo di Pupo ed il principe. Perché la nostra è una democrazia ed il nostro popolo (ahinoi) ha scelto questo.

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